Note sul significato della croce ottogona ed i santi giovanniti
(estrapolato dal sito: antropologiaartesacra.it)
La croce ottogona, vessillo della “Repubblica di Amalfi”, è detta “croce di Malta”, in realtà quest’emblema era un tempo la croce del Gran Maestro, la cosiddetta “colonnella”, la bandiera che precedeva il Princeps e che segnalava la presenza del supremo membro dell’Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Gerusalemme; la croce bianca, su campo rosso, era invece l’immagine di tutti i Giovanniti. Quindi quello che quest’oggi risulta essere l’emblema araldico impiegato per descrivere l’intero Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Gerusalemme è ciò che fu il simbolo del vessillo del Gran Maestro.
La “croce giovannita” era invece una semplice croce bianca su campo rosso fu concessa dall’Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Gerusalemme alla famiglia Savoia quando i reali aiutarono le battaglie contro gli infedeli ponendosi loro al fianco.
Se l’emblema del Gran Maestro l’abbiamo definito, occorre precisare che era definito “Custos Pauperi Sancti Sepulchri” ed anche “Custos Sancti Sepulchri”. Oggi il titolo di Custode del Santo Sepolcro di Gerusalemme -che a lungo era appartenuto al Gran Maestro dell’Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Gerusalemme- appartiene invece ad un Cardinale di Santa Romana Chiesa -il Cardinal John Patrick Foley- e l’antico Ordine Gran Magistrale, al cui capo supremo spettava di diritto anche il titolo di Custode del Santo Sepolcro, si è trasformato in Ordine Canonicale. Parlare di quest’ordine, sorto già presso il Santo Sepolcro –probabilmente, in origine, costituito da alcuni chierici che rispettavano l’antica regola di Sant’Agostino- significa sottolineare anche la presenza presso i Loca Sancta di presbiteri e laici –fratres e confratres- che durante il corso della storia convoglieranno nell’antico Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Gerusalemme.
Il titolo di cavaliere del Santo Sepolcro, una sorta di titolo onorifico reso dai Canonici Francescani che dal XIV secolo sino al 1856 furono i proprietari potestali sino a che il Pontefice Pio IX tolse al Gran Maestro del SMOM il titolo di Custode del Santo Sepolcro e così il Princeps, Servus Pauperissimus, Custos Pauperi Sancti Sepuclri non fu più Custos Sancti Sepulchri.
Elemento fondamentale, a riprova dell’origine sansepolcrale degli Ospitalieri il cui Hospitium sorse proprio nei pressi del quartiere del Santo Sepolcro, la dedicazione di numerose chiese priorali -nella diffusione in Europa e soprattutto in Italia- al Santo Sepolcro come sul Lungarno a Pisa, San Giovanni di Pré (ove addirittura il rio che scorre sotto la chiesa si chiama del Santo Sepolcro) a Genova ed l’antico complesso del San Pietro in Consavia ad Asti (la cui struttura richiama alla basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme).
Nella diffusione dei Giovanniti, soprattutto nel determinarsi anche della spiritualità, diversi sono i santi invocati e venerati, in primis San Giovanni Battista ed il Beato Gerardo de Saxo, fondatore della primigenia struttura gerosolimitana. I Santi protettori dell’Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Gerusalemme oltre al Battista ed al creatore dei Giovanniti sono Santa Caterina e ovviamente San Giorgio, cavaliere per antonomasia, oltre alla Madre di Dio. Nel XV secolo venne assunta, dopo la vittoria sui Turchi, la venerazione della Vergine di Tutte le Grazie, meglio nota come Madonna del Phileremo –custodita sull’omonimo monte- a Rodi, che ancora oggi è venerata, di cui in Italia esiste un multiplo presso la Basilica Patriarcale di Santa Maria degli Angeli in Assisi (Perugia) e che dopo il 1798 abbandona Malta, in cui era stata trasferita.
Certo è che togliendo la titolarità di Custode del Santo Sepolcro nel XIX secolo non si è potuto cancellare la spiritualità e la grande venerazione verso il Santo Sepolcro di Gerusalemme. Il Custos Sancti Sepulchri era anche colui che deve favorire la tutela dei carismi dell’Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Gerusalemme quali l’obsequium pauperum e la tuitio fidei.
Analizzando la devozione e religiosità popolare appaiono figure dei pellegrini che si recavano verso i Loca Sancta -Dante sottolinea nella “Vita Nova” che le categorie dei penitenti che compivano pellegrinaggi erano tre: “romei” (ovvero coloro che si recavano sulle tombe dei Santi Pietro e Paolo nella Città sede del Primato Petrino), “jacobei” (ovvero coloro che compivano il Camino a Santiago de Compostela) e “palmieri” (ovvero coloro diretti ai luoghi cristici)- per riportare la palma di Gerico. Intorno al XIV-XV secolo -vi sono tracce dell’antica investitura, del cerimoniale e della formula riportata qui di seguito nelle schede- si determina la prassi di ricevere non solo la palma ma addirittura l’investitura da cavaliere del Santo Sepolcro presso la Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme officiata dai Francescani. La cerimonia era officiata dal Custode di Terra Santa dei Francescani, presso l’edicola del Sepolcro in Gerusalemme mentre i frati francescani intonavano il Veni Creator-. Ancor’oggi coloro che appartengono all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme che si recano in pellegrinaggio a Gerusalemme ricevono dal Patriarca Latino di Gerusalemme –il Vescovo Diocesano della Città Santa di Rito Cattolico, non più un ministro francescano- la cosiddetta “sanrocchina” ovvero una conchiglia che viene appuntata al centro della croce gerosolimitana –e cioè il vessillo posto da Goffredo di Buglione una volta espugnta la Città Santa il 15 luglio 1099- costituita di una croce potenziata rossa e da ulteriori quattro croci poste intorno alla centrale.
San Rocco è il Pellegrino per antonomasia ed è oggi il patrono dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Un’ulteriore prova della prassi sansepolcrale del Santo della Peste, nato a Montpellier che scoprì la taumaturgia presso l’antica riproduzione censurale dell’Anastasis in Acquapendente sulla Via Francigena.
Le insegne della “sanrocchina” -uno degli elementi più caratteristici dell’iconografia classica dello jacobeo e reso visivamente nelle diverse descrizioni di San Rocco di Montpellier che si fa pellegrino nel mondo-, nonostante dal 1856 sia stato sottratto il titolo di Custode del Santo Sepolcro è rimasto un fervente culto verso il “santo della peste” in tutti quei siti che hanno visto il determinarsi dell’Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Gerusalemme.
La vocazionalità alla custodia dei “Signori Malati”, ma soprattutto dei “Signori Pellegrini”, pare ineludibilmente incrociare il Santo della malattia pestifera con i Giovanniti. Il Beato Gerardo de Saxo fonda l’hospitium per ospitare i numerosi pellegrini, si pensi che nel XII secolo contava oltre 2000 posti letto, ma soprattutto i penitenti che strada facendo si erano ammalati, avevano contratto malattie, a volte anche gravi. Questo carisma di tutelare ed alleviare le pene ai malati e sottrarli alla condizione di dolore è esplicata dalle attività svolte dal SMOM che opera nel mondo con l’ACISMOM e soprattutto con i medici Malteser; inoltre vanta ancora la presenza di strutture ospedaliere presso i Loca Sancta.
La consegna della “sanrocchina”, ovvero la “conchiglia del pellegrino” (una qualità della capesanta), è oggi riservata ad un ordine –l’altro riconosciuto dalla Santa Sede- che deriverebbe dal primo ed autentico Ordine Gerosolimitano, il cui capo era anche Custode del Santo Sepolcro.
Prof. ALESSIO VARISCO
Storico dell’arte
Direttore Antropologia Arte Sacra